Torna in Umbria il prestigioso Balletto di Roma con due immancabili appuntamenti, Bolero, serata d’autore al Teatro Comunale di Gubbio, giovedì 17 febbraio, alle 21 e Otello al Teatro degli Illuminati di Città di Castello, venerdì 18 febbraio, alle 21.
A Gubbio lo spettacolo si apre con Barbablù, un affascinante balletto di puro stile classico creato da Fabrizio Monteverde, talento straordinario nella costruzione drammaturgica di danza.
Verranno poi presentate due brevi coreografie di autori contemporanei, in prima nazionale The Arena Love di Michele Pogliani creato su un collage musicale che vede le note di Antonio Vivaldi affiancate alle sonorità hip hop di Wade Robson e al suono elettronico di Amon Tobin e Contemporary Tango Suite con la coreografia di Milena Zullo, un passo a tre sulle note di La Romanza del Diable di Astor Piazzola.
La serata si conclude con una versione originale e travolgente del celebre Bolero di Maurice Ravel, che il Balletto di Roma ha allestito per celebrare il suo 50° anno di attività. Brilla nel panorama delle tante interpretazioni grazie alla particolare “visione” del coreografo Fabrizio Monteverde. Sulla minacciosa ossessività del motivo musicale, coppie di danzatori inscenano una gara di ballo vagamente d’antan; una alla volta, spietatamente, le coppie soccombono all’eliminatoria, in un disfacimento psicologico quanto fisico. Mentre i corpi sembrano smontarsi simili a tristi marionette, la tensione interiore si fa sempre più intollerabile e ci si avvia allegramente al massacro finale.
A Città di Castello Fabrizio Monteverde presenta una nuova versione dell’Otello, essenzialmente su musiche di Antonin Dvoràk, che sta riscuotendo un grande successo di critica e pubblico. L’artista rivisita il testo shakespeariano lavorando soprattutto sugli snodi psicologici che determinano le dinamiche dei rapporti, quanto mai, qui, ambigui e complessi nel triangolo Otello-Desdemona-Cassio. Precoce dramma romantico (e di ciò ne danno testimonianza l’entusiastico giudizio di Victor Hugo e il melodramma di Verdi) l’Otello ben si presta alla lettura provocatoria ed ‘eccessiva’ elaborata da Monteverde, dove anche certe forzature enfatiche di Dvoràk trovano una loro pertinente e salutare collocazione fungendo spesso da sottile contrappunto ironico all’azione dei personaggi.